mercoledì 26 giugno 2013

Vintage, ultima frontiera (poi ci arrestano)

La prima bici "da grande" l'ho ricevuta come regalo di Natale quando avevo più o meno l'età del Pituffo. Era una pseudo-Graziella azzurra metallizzata. E' stata la mia bici fino a quando non me l'hanno rubata, nel 1992.

Il furto della bici è un trauma sempre grande e sempre diverso. In particolare di quell'evento ricordo la delusione legata al fatto che mia madre, anche dopo che con gli anni '80 erano tornate di moda le bici all'olandese, decisamente più belle da vedere e più piacevoli da pedalare, difese il rifiuto di finanziarmi l'acquisto di una bici decente con la scusa che me l'avrebbero rubata subito. Laddove invece la mia grazielloide, con alle spalle tutti quegli anni di duro lavoro, il look completamente fuori moda e tutti i segnacci conseguenti ai miei patetici tentativi di restyling, doveva essere la bicicletta non rubabile per definizione. E infatti.

Il lato positivo di quel furto fu che mi fornì la scusa per procurarmi, finalmente, una bicicletta "olandese". Che, vuoi perchè ormai andavo pochissimo in bici, vuoi perchè doveva essere anche lei "non rubabile per definizione", fu recuperata in discarica da un vicino di casa smanettone, restaurata al minimo e prontissimamente soprannominata Scasson Bike.

Qui bisogna aprire una parentesi con un concetto che solo chi ha mai guidato una Graziella può capire: la differenza principale tra una Graziella e una qualunque altra bicicletta è la posizione di guida. Se iniziate con qualunque altra bici, in Graziella avrete l'impressione di star seduti su una sedia da dattilografo (o sul c€sso, come qualcuno ebbe a farmi notare). Se iniziate con la Graziella, qualunque altra bici vi darà l'impressione di star pedalando sdraiati a pancia in giù. E soprattutto, vi sconvolgerà notare che nonostante la mega dotazione tecnologica della vostra bici, essa manca della provvidenziale levettina che vi permette di personalizzare l'altezza del manubrio per farvi recuperare una postura vagamente eretta. Contestualmente, se la vostra nuova bici è una Scasson Bike con il manubrio in plastica durissima fusa direttamente sopra alla parte metallica, affrontando una lunga distanza senza allenamento potreste trovarvi con delle orribili vesciche sulle mani molto prima che l'acido lattico vi si depositi sulle gambe.

Cio' detto, io amo pazzamente la mia Scasson Bike e ancora non mi capacito che mi sia stata sottratta con l'inganno, benchè con ottime intenzioni.

E' infatti diventata la bici di mia suocera, dopo che la meravigliosa, nuovissima, modernissima, tecnologicissima bici di mia suocera mi è stata rubata. E badate bene: non si tratta di uno di quei contrappassi da telefilm della serie "hai preso in prestito la mia bici senza chiedermela, te la sei fatta ciu£are sotto al naso e adesso per punizione mi prendo la tua" ma bensì di un geniale affare fatto da mio marito che, in considerazione del fatto che la stagione in cui mi rubano le bici coincide quasi sempre con la vigilia del mio compleanno, anzichè ricomprare la bici a sua madre ne ha comprata una a me, ed ha convinto lei a prendersi la Scasson.

E cosi', esattamente un anno prima della nascita del Pituffo, sono diventata l'orgogliosa (benchè sconvolta e piena di sensi di colpa) proprietaria di una Vera City Bike Di Marca, Nuova, Perfettamente Accessoriata e Assolutamente Rubabile. Aveva persino le marce!!!

Con quella bici ho trascorso gli otto anni ciclistici più belli della mia vita. Ci ho portato a spasso i miei bambini, me la sono personalizzata finalmente con i materiali giusti, ci ho inaugurato il Bicibus, l'ho usata come mezzo elettivo per i miei spostamenti intraurbani. E poi me l'hanno rubata. Da dentro al garage di casa. Già che erano arrivati li', i ladri avrebbero potuto entrare in casa e rubare ben altro, quindi al danno aggiungiamo la beffa del fatto che devo oggettivamente considerarmi fortunata che mi abbiano preso solo la bici.

Di sostituirla, nei fatti, non avrei avuto bisogno. Avrei potuto, benchè con qualche difficoltà legata al fatto che è un filino troppo alta per me, guidare con profitto la Daddy Bike, una city bike non genderizzata acquistata per permettere al papà di scarrozzare due bimbi senza l'impiccio della canna. Ma essendo che si avvicinava il mio compleanno e in cima alla wish list avevo messo una borsa dal prezzo equiparabile a quello di una bicicletta molto basic, bil marito mi ha convinta a svolgere alcune considerazioni relativamente ad una nuova bici, prodotto che si sarebbe divertito molto di più ad acquistare per me.

Nello specifico:

- per quanto la bici del Pituffo sia praticamente ancora nuova, gli va oggettivamente piccola. D'altra parte, quando hai un figlio che cresce al ritmo del fagiolo magico, ti rendi conto che basterebbe aspettare un paio d'anni per dargli direttamente una bici da adulto. Ma anche che vederlo pedalare con le ginocchia in bocca è uno spettacolo davvero patetico.

- Per quanto il Pituffo, con tutte le ginocchia in bocca, sia completamente autonomo in bici anche sulle lunghe percorrenze, non è ancora il caso, a sette anni, di farlo viaggiare in bici in quelle occasioni, per noi fortunatamente frequentissime, in cui l'obiettivo non è la passeggiata in bici, ma proprio la mobilità urbana. Leggi tornare a casa dalla pizzeria fuori dalle piste ciclabili alle dieci di sera in inverno. E d'altra parte il Pituffo nel seggiolino posteriore non ci sta più. Non è solo scomodamente stretto col sedere e rischiosamente lungo con le gambe, è proprio impossibilitato a convivere nel seggiolino con la sella settata al minimo per permettere a me di pedalare. E se il papà alza la sella lui ci sta, ma io non tocco terra neanche con la sella al minimo (e con un bambino di 32 chili sul portapacchi ciò non è neanche sicuro).

- Per fortuna la Pulce controbilancia la questione: la sua minuscolaggine le permette di stare ancora comodissima, ed anche entro i limiti di sicurezza per il peso, nel seggiolino anteriore.

E cosi' nella nostra vita è apparsa lei.

Non una "vera" Graziella, perchè nel frattempo le hanno fatto un restyling meraviglioso, ma che la allontana drammaticamente dalla bicicletta basica ed economica che era negli anni Settanta.

Non una moderna Pseudo-Graziella cromatissima, che mi sarebbe piaciuta tantissimo ma è stata impietosamente catalogata "troppo da femmina" per risultare prestabile al Pituffo, e "troppo rubabile" per i miei personalissimi gusti.

Bensì una bruttissima-al-punto-da-sembrare-financo-splendida Grazielloide color grigio metallizzato, come quelle che in questa città hanno rigorosamente una cassetta di legno agganciate al portapacchi e un pensionato col cappello (o una pensionata col grembiule a fiori) alla guida.

Al di là dell'obbligo morale di curare in modo particolare il mio look per differenziarmi dal suddetto utente-tipo, mi sono divertita anche ad aggiungere alcune mie personalissime personalizzazioni, ed in particolare:

- aggiunta dei pedaletti laterali pieghevoli, per portare una Pulce seduta dietro, o per garantirle uno scalino nella maggior parte delle volte in cui vuole salire in piedi.

- eliminazione dell'inutile ed antiestetico portapacchi anteriore, e sua sostituzione con un meraviglioso faretto anteriore in stile anni settanta, ma rigorosamente elettrico (che già pedalare su una 20" è un'ordalia, figuriamoci con la dinamo attaccata).

- sostituzione dell'orrendo ed inopportuno cestino proposto in vendita agganciato al suddetto inutile antiestetico portapacchi, con un gran meglio abbinato cestino in filo metallico appeso al manubrio come si usava negli anni Settanta.

Alla faccia di chi, vendendomelo, mi ha giurato che sarebbe stato poco capiente e ancora meno pratico, segnalo che detto cestino alloggia comodamente e senza deformarla una borsa Neverful MM. Provateci col cestino a secchiello della vostra city bike e poi fatemi sapere.

- Sistemazione del manubrio alla massima altezza possibile, per tornare a pedalare nella posizione della dattilografa Kores (http://www.perspective.name/wp-content/uploads/2010/03/DUOMO1jpgpopup1.jpg) e soprattutto per lasciare lo spazio per il gancetto porta-seggiolino-anteriore che ovviamente tutti mi hanno caldamente sconsigliato di attaccare alla Graziella (ma i ciclovenditori esperti ed onesti hanno aggiunto: "peraltro la gente con la Graziella ci fa cose ben più assurde senza farsi male nè romperla").

Peraltro, l'inutile ed antiestetico portapacchi anteriore costituiva un simpaticissimo porta-Pulci-in-retromarcia, Ahimè adatto, per ovvi motivi di sicurezza solo per percorrenze brevissime. Ma senz'altro da considerare nell'eventualità di dare passaggi estemporanei a qualche amichetto. In ogni caso era veramente troppo brutto e quindi è stato eliminato senza pietà alcuna. Peccato solo non aver fotografato o filmato la Pulce in Retromarcia.

- Eliminazione dell'adesivo del produttore dalla canna. perchè era oggettivamente orribile, perchè il produttore non ha capito questa bici al punto da fotografare sul catalogo l'orrenda versione da 24" e quindi non merita la pubblicità, e soprattutto perchè la mia conditio sine qua non per rinunciare all'olandese elegantina con le margherite snob intorno al cestino era di poter attaccare sulla canna questa scritta:

EGRAZIEAL

che ho appena ordinato, e speriamo che il Pituffo e i suoi amichetti si bevano che si è trattato di un banale errore di stampa.

E quindi, in attesa di completarla con l'apposito adesivo, ecco a voi la nostra Mommy (ma all'occorrenza anche Daddy) Mobility Solution: non trovate che sia adorabile?


Ah, e che ve lo dico a fare: basta abbassare il sellino per consegnare al Pituffo una Fighissima Bici Da Grande, molto più divertente della 24" in quanto permette di andarci in due...

Infatti lui e i suoi amici me l'hanno già tutta scassata. Ma vabè, temo fosse da prevedere...

6 commenti:

Benedetta ha detto...

Avevo una graziellina bianca e anche io appena sono salita su una bici di marca, ultra-chic con cambi etc. mi sembrava di stare sdraiata sul manubrio. Ora ho la bici di marca ma mi manca la graziellina che mi faceva andare ovunque persino sui sentieri ciottolosi di campagna!

Unknown ha detto...

No ma infatti, la Graziella SERVE anche se si ha un'altra bici "più da immagine" :)))) (sui sentieri ciottolosi stenderei un velo pietoso: Vale ha appena finito di far richiudere il ginocchio che si è scoperchiato cappottando nella ghiaia... esattamente la stessa dinamica che frantumò la mia caviglia quando ero poco più grande di lui... propongo Graziella per la città e per il campeggio, e una mountain, anche solo in affitto, per i percorsi avventurosi :-D )

Unknown ha detto...

No ma infatti, la Graziella SERVE anche se si ha un'altra bici "più da immagine" :)))) (sui sentieri ciottolosi stenderei un velo pietoso: Vale ha appena finito di far richiudere il ginocchio che si è scoperchiato cappottando nella ghiaia... esattamente la stessa dinamica che frantumò la mia caviglia quando ero poco più grande di lui... propongo Graziella per la città e per il campeggio, e una mountain, anche solo in affitto, per i percorsi avventurosi :-D )

Mari ha detto...

Consideralo un allenamento - forse più l'inizio di un lungo training autogeno! - per quando non sarà la tua bici ad essere presa in ostaggio da Valerio ed i suoi amici, ma la tua auto! ;)

Unknown ha detto...

Mari, non ci avevo pensato e adesso che ci penso.... panico!!!!!!

Anonimo ha detto...

Sono finita sul tuo profilo perché stavo cercando una foto di un seggiolino sulla Graziella... Spettacolo! Voglio comprarne una perché è pieghevole per metterla in auto e portarci il mio bimbo piccolo in giro.. che ne dici ? Grazie! Chiara