lunedì 3 settembre 2012

Back to school /2: questioni di etichetta


(o: dopo il ricamo del sacchetto del Nido, un altro buon motivo per scegliere un nome sufficientemente corto per il bambino che hai nella pancia!)

 
Ai miei tempi non si doveva etichettare il materiale scolastico.
Ai miei tempi il materiale scolastico semplicemente non lo si smarriva, se non in casi drammaticamente eccezionali, le cui conseguenze facevano di te una persona accorta ed accurata per il resto della tua carriera scolastica.
Certo, capitava che portavi a scuola una cosa particolarmente carina o particolarmente nuova, e quella cosa misteriosamente spariva. Ma quello capita anche adesso, e non c'è etichetta col nome che ti protegga dalla disonestà altrui.
 
Infatti la mia prima motivazione all'etichettatura del materiale scolastico non è "perchè le maestre lo chiedono" ma bensì "perchè mi aiuta ad educare mio figlio".
Nello specifico, la regola da noi è: se su un qualcosa non c'è il tuo nome, questo qualcosa va restituito al proprietario o alla maestra.
Dopo aver conosciuto cinquenni in grado di mentire guardandomi negli occhi affermando che un giocattolo di mio figlio era in realtà loro, ho stabilito che nessuna globalizzazione del contenuto degli astucci mi impedirà di rendere chiara ai miei figli la differenza tra acquisto ed usucapione.

In ogni caso, onde evitare di illudere alcunchì, preciseremo da subito che l'etichettatura non garantisce in alcun modo che il materiale torni a casa. Ottimo motivo per farla in modo preciso e difficile da rimuovere, tanto per far pentire chi dovesse tentare di appropriarsene indebitamente ;-)

La seconda motivazione, però, è che anche volendo non potrei esimermi dall'etichettare l'universo, perchè lo chiedono le maestre.

Le quali immagino lo chiedano per evitare ogni genere di imbarazzi con riferimento alle "appropriazioni indebite" di cui sopra (anche se sarebbe veramente da pulciosi andare a fare certe accuse a bambini coinvolgendo le maestre, ma la scuola elementare serve anche a scoprire quanto insospettabilmente pulciosa possa essere certa gente).

Ma lo chiedono anche perchè sembra che il seienne medio si imbarazzi da morire quando si tratta di ammettere che la forza di gravità esiste e si applica al contenuto del suo banco. Ci hanno narrato di scene da panico totale, di bambini disperati in lacrime che non trovavano più la gomma ma si rifiutavano di controllare se su quella sotto la loro sedia ci fosse il loro nome.
Di cimiteri di cancelleria sparsi sul pavimento e nessun bambino disposto ad ammettere che qualcosa mancasse dal suo banco.

Insomma, l'etichetta non garantirà che l'oggetto torni a casa, ma quantomeno ci permetterà, quando andremo in classe per le riunioni o i colloqui con le maestre, di provare a recuperare qualcosa dal mucchio sulla cattedra. Meglio che niente.

Nel frattempo, faremo il nostro possibile per apprezzare la dimensione sociale dell'etichettatura, che si realizza nella ricerca mattutina della mamma a cui consegnare le matite che tuo figlio da tre giorni non trova il coraggio di restituire all'amichetto. Così, oltre a sperare che anche l'amico abbia qualcosa per noi e semplicemente si vergogni a darcelo, avremo l'opportunità di fare due chiacchiere e scambiarci impressioni ed esperienze con le colleghe mamme.

Quest'ultimo punto mi ha permesso, tra l'altro, di sbirciare come sono stati etichettati i materiali degli altri bambini. Per una volta in vita mia, rafforzando la mia autostima ad un punto tale da lanciarmi addirittra in un tutorial, io che per forma mentis non credo alle soluzioni preconfezionate.
 
Allora cominciamo.
 
Principi base:
  • L'etichetta deve essere apposta in un punto visibile dell'oggetto, ma lontano dal punto in cui l'oggetto stesso viene impugnato.
  • L'etichetta deve essere apposta su un supporto resistente ed indelebile, nell'improbabile eventualità che una matita rimanga con noi abbastanza a lungo da vederne sbiadire l'etichetta.
  • Quando gli oggetti hanno un cappuccio rimovibile, è opportuno etichettare anche quello.
 
Le tecniche.
 
La più semplice: Il pennarello indelebile a punta fine. Io uso questo, proprio nella misura S che indica la punta finissima.

 
Vantaggi: permette di scrivere direttamente sugli oggetti.
Svantaggi: Funziona solo sugli oggetti chiari.
 
Indispensabile per:
- Matite con già predisposto lo spazio per il nome.
- Matite "ecologiche" col fusto color legno. Consiglio di scriverci anche il nome del colore, dato che capirlo dalla punta è un incubo.
- Astuccio, zainetto, scarpe da ginnastica.
- Etichette interne di felpe e cappellini.
- Gomme da cancellare (direttamente sulla gomma).

Il risultato è circa questo:

 

 
La più universale: la micro-etichetta
 
A seconda che tu preferisca miniare o ritagliare, puoi acquistare una confezione di micro-etichette adesive e scrivere mille volte il nome di tuo figlio, o stamparti una tabellina con Excel e ritagliarle.
Siccome ho una grafia discreta ma manco totalmente di manualità, ho scelto il male minore optando per le etichettine adesive. Ho scelto queste qui sotto: sono cosi' minuscole che devo scriverci dentro in diagonale.
 



Ma l'utilizzo è semplicissimo: stacchi un'etichetta, la apponi nel punto più opportuno e la fissi con un giro di scotch trasparente che la proteggerà dalle ditate di merenda, oltre ad impedirle di staccarsi. Naturalmente, quando sarà necessario, rifilerai lo scotch con le forbicine da unghie in modo da non lasciare appigli per strappare o mordicchiare il tutto, vanificando il tuo lavoro.


 
Lavoro che è già sufficientemente massacrante quando ti illudi che sia un'una-tantum da svolgere alla vigilia del primo giorno di scuola.
 
Quando mi sono accorta che in realtà ogni rientro da scuola mi avrebbe portato il suo carico di matite da sostituire previa etichettatura, mi sono ricordata di possedere uno strumento preziosissimo:



Settando il carattere al minimo ho riempito una riga di nomi e poi ho stampato un buon numero di striscioline. In questo modo risparmio un po' di nastro, considerando che l'etichettatrice ha preimpostati dei margini enormi intorno all'etichetta.
 
A questo punto basta ritagliare i francobollini, staccare il film adesivo con unghie doverosamente affilate e procedere come sopra. Attenzione: credo sia doveroso segnalare che i nastri di ricambio di questa etichettatrice costano un botto. Però il risultato finale è questo:

(mi scuso per la pulciosità delle foto, scattate in fretta e furia con la webcam senza nemmeno trovare sempre il tempo di ribaltarle).

Tutto qui: niente di particolarmente complicato, niente a cui non poteste arrivare da sole senza queste foto. Solo una mostruosissima rottura di palle prescolastica :-D

Concludo facendovi vedere l'applicazione a oggetti-meno-ovvi-della-matita :)

Il che svela inesorabilmente che ho le mani in condizioni pietose. Eviterò di aggiungere alla mia vergogna il dettaglio che la Pulce sta ancora guardando i cartoni, laddove domani sarà il suo primo giorno d'asilo... che vergogna. Altrochè star qui a sfoggiare le etichette, che peraltro devo fare da capo col materiale dell'anno prossimo. Gosh. Spero almeno di esservi stata utile.

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