giovedì 27 settembre 2012

Cittadini del mondo crescono

Ieri abbiamo incontrato una maestra del Pituffo e ci ha raccontato l'aneddoto che segue.

Il quale nasce da un compito apparentemente innocente che la maestra stessa aveva assegnato l'altro giorno: un'enorme scheda contenente le 26 lettere dell'alfabeto da scrivere in maiuscolo e minuscolo, stampatello e corsivo, e a cui aggiungere una parola che iniziasse con quella lettera. Per far capire meglio il compito agli eventuali settenni non accompagnati dal genitore in turno-compiti, la scheda indicava già una parola con ogni lettera, prima dello spazio per aggiungerne un'altra. Peccato quindi che alla lettera X fosse già stata stampata la parola Xilofono (che come tutti sanno è uno strumento musicale per bambini inventato con il preciso obiettivo di avere una parola con la X da inserire nell'abecedario).
Insomma, confermandoci il Pituffo che non gli venivano in mente strani animali con la X siamo andati su Trovaparole.com e abbiamo trovato Xenofobo.

Stacco - l'indomani la maestra procede a correggere il compito con la classe.

Arriva alla X e scopre che sorprendentemente (!) un buon 70% dei bambini ha scritto xenofobo.
Lei giustamente ricorda che bisogna scrivere parole di cui si conosce il significato e chiede ai bambini cosa sanno su questo termine strano.
Salta su il Pituffo saputello e dice "uno xenofobo è uno che ha paura degli albanesi, degli indiani, degli africani e dei cinesi".
La maestra sbianca, perchè il Pituffo, fosse mai che la maestra gli chiedesse cos'è uno straniero, ha incluso nella sua definizione l'intera componente straniera della classe.
Allora giustamente fa notare che la definizione vale per tutti, perchè tutti sono stranieri per qualcun altro: esistono anche xenofobi stranieri che hanno paura degli italiani...
Alza quindi la mano la prima bambina buonista, per ricordare a tutti che "siamo tutti uguali".
Alza quindi la mano la seconda bambina buonista.
"Soprattutto i cinesi. I cinesi sono proprio tutti uguali".

E che parola avete scelto che inizia con la Y?

sabato 22 settembre 2012

C'è anche il vino che diventa aceto

Quando ero ragazzina e dicevo di trovare bellissimi Paul Newman, Robert Redford e Sean Connery, mia madre mi prendeva in giro ricordandomi che le fantasie su quei signori lì le avevano già fatte quelle che avevano la mia età ai tempi suoi, e che sarebbe stata ora che io mi trovassi qualche sex-symbol della mia generazione.


Avrò l'Edipo... ma a me anche Brad Pitt e Richard Gere hanno cominciato ad attizzarmi solo quando hanno raggiunto l'età matura.



Colpa del mio Edipo, o forse di quella leggenda metropolitana che vede gli uomini, come il vino, migliorare invecchiando. O anche diventare più bravi a scegliersi le parti, vedi Hugh Laurie che in pochi anni è evoluto dallo sfigatissimo Orazio-e-Gaspare della carica dei 101 al sexissimo o no a seconda dei gusti, ma comunque interessante Dottor House.

Comunque a me piace l'idea di avere, tra una quindicina d'anni, qualche sex symbol in comune con mia figlia.



La cosa che mi preoccupa è quando dovrò spezzarle il cuore confermandole che si, questo invitantissimo pezzo di carne poi è invecchiato è ingrassato ed è finito a fare il panettiere e a conversare con le galline.

venerdì 14 settembre 2012

Rievocazioni storiche

Mercoledì è stato il nostro anniversario di matrimonio.

Tra di noi siamo regalati un'uscita a cena, in un posto un po' da ggiovani, con calma e senza bambini intorno.

L'universo ci ha regalato la preziosa opportunità di rivivere una delle sensazioni più intense ed indimenticabili della giornata del nostro matrimonio.

Quella di essere in due sotto un ombrello troppo piccolo, con delle scarpe inadatte al clima, completamente fradici sotto la pioggia torrenziale.

Speriamo che l'omaggio comprenda anche il rinnovo della fortuna :-D

lunedì 10 settembre 2012

Party Mamas /1

Da oggi iniziano ufficialmente i preparativi per la festa di compleanno del Pituffo.

Ormai dovremmo essere rodatissimi, è la quarta festa che organizziamo quasi nello stesso posto e quasi con gli stessi bambini (e pressochè col medesimo buffet).

Ma ovviamente, o non saremmo noi, ogni anno porta nuove complicazioni. Quelle di quest'anno sono tutte colpa mia e del viziaccio che mi è venuto di accendere la TV sul 31 mentre cucino.

E insomma ho visto il Boss delle Torte e Party Mamas. O peggio, li ha visti anche il Pituffo.

Vorrei che il tema della mia festa fosse "gli animali del mare". Potremmo prendere uno squalo.
Eh?
Vabè almeno quell'enorme balena gonfiabile che chiude la bocca?
Potremmo fare la festa al parco dei gonfiabili, ma se poi piovesse dovremmo rimandarla, e si va verso l'autunno...
OK, allora solo un acquario con dentro qualche cetaceo.

Convenientemente minacciato di annullare la festa con gli amichetti e sostituirla con la quinta (!) gita all'acquario di Genova, il Pituffo è sceso a più miti consigli.

Allora guarda, la torta che voglio per il mio compleanno è molto semplice.



Da qui a qui è una normalissima crostata con la crema.

Poi, quando finisce la parte crostata, ci mettiamo Pikachu e le Pokeball. A Pikachu gli devi dipingere le orecchie di nero, e le pokeball sono facili, metà bianche e metà rosse, quindi puoi farne tantissime.



Una parte di me pensa che il progetto sia a dir poco geniale. Tanto per cominciare, assemblando due torte diverse si riescono a soddisfare gli amanti della pastafrolla e quelli del pandispagna, i teorici della torta casalinga genuina e gli appassionati della pasta di zucchero velenosa ma tanto decorativa.

L'altra parte di me è quella che dovrà fare la torta, e che se da un lato non ha mai lavorato con la pasta di zucchero dall'altro è assolutamente certa di non saper fare una griglia-da-crostata decente nemmeno col righello. E che quindi ha dovuto pretendere che il Pituffo scegliesse un solo tipo di torta. O crostata alla crema, magari (tanto per non farmi comprare lo stampino per griglie) decorata con un Pikachu di pastafrolla, o tutto pandispagna ricoperto di pasta di zucchero.

Ha scelto la pasta di zucchero.

Io gli ho posto come condizione che, a fronte di cento altre simpatiche idee pupazzettose che avevamo visto online ed incollato insieme su Pinterest, quella torta fosse l'unica preparazione del buffet a base di coloranti.

Lui ha chiesto come unica deroga che si potesse comunque decorare qualcos'altro con le codette colorate.

Nel frattempo la Pulce, dopo aver rinunciato a perorare la causa del "voglio che la prima festa di compleanno sia la mia", ha accettato di aspettare fino a Dicembre.

A patto che sulla sua torta ci siano (almeno) una Winx, una Principessa e un Cuoricino.

Credo che sia giunta l'ora di nascondere il telecomando.





martedì 4 settembre 2012

Back to school /3: La parte preferita della scuola


A grande(???) richiesta, concludiamo la rassegna back to school con un argomento finalmente di vago interesse anche per i bimbi: la merenda.

Nella nostra versione ipercomplicata, è ovvio, perchè questo blog si chiama vite complicate per una serie di buoni motivi.

Nello specifico, il motivo per cui ho un intero cassetto del freezer allocato al reparto merende di scuola non è che io disprezzi per qualche ragione l'idea di fornire a mio figlio una pratica merenda qualunque preconfezionata (anzi, mi piacerebbe moltissimo, se solo ne trovassi una che gli piace), o che io abbia fatto una qualsivoglia considerazione di ordine salutistico-nutrizional-talebano. Anzi, vi dico subito che il nostro menù delle merende è drammaticamente sbilanciato nella direzione del formaggio e del maiale. Perchè vivendo in Emilia questo capita più spesso di quanto si immagini, ma soprattutto perchè si tratta dei pochissimi alimenti a cui mio figlio non dice mai di no, nemmeno alla duecentesima replica.

I miei figli hanno infatti una strana caratteristica in tema di varietà dell'alimentazione.

Per intenderci: quasi ogni pomeriggio andiamo a giocare allo stesso parco e all'ora della merenda andiamo allo stesso baretto che sta dentro al parco e i miei figli ordinano esattamente lo stesso panino imbottito. E guai al barista se osa cambiare tipo di pane o di imbottitura.

Ma se io metto nello zaino la stessa merenda per due giorni di fila, o metto in tavola per due volte lo stesso piatto (o anche una sua lieve variante), scattano la noia, la nausea e un rifiuto che può durare anche per mesi.
Da qui nasce il nostro "piano di rotazione delle merende".

Alla necessità di variare aggiungiamo poi alcuni nostri personalissimi criteri di ordine pratico, che sono:


  • Dimensione ridotta, perchè le maestre fanno mangiare i bambini sul banco prima di mollarli a giocare, e non si può rischiare che un bambino rimanga seduto da solo per finire l'impepata di cozze, nè che tutti debbano rimanere seduti ad aspettarlo.
  • Formato rigorosamente "finger food", perchè non voglio saper niente sui mille modi in cui i bambini possono smarrire un cucchiaino prima che arrivi il momento di usarlo, o peggio farsi male a vicenda con una forchettina o uno stuzzicadenti.
  • Indice glicemico ragionevolmente basso, perchè mio figlio quando va in calo di zuccheri diventa logorroico e le maestre non meritano di dover affrontare questa eventualità all'ultima ora.
  • Netta prevalenza di cibo salato, perchè al Pituffo piacciono pochissimi dolci, e soprattutto perchè lo zucchero ci aumenta il rischio che la merenda venga tutta bruciata all'intervallo e non ci porti all'ultima campanella (vedi sopra).
  • Abbinamento quotidiano con un frutto o qualcosa di simile. Perchè è una buona abitudine, ed anche per diluire un po' la botta lipido-proteica della merenda principale.
  • Possibilità di preparazione anticipata e surgelazione. Così, con un pomeriggio di lavoro mi garantisco per settimane il passaggio diretto dal freezer allo zainetto, senza rischiare che la mia disorganizzazione quotidiana prenda il sopravvento e obblighi le povere maestre ad affrontare le chiacchiere di un Pituffo digiuno.

Detto questo, visto che il nostro orario per l'anno prossimo sarà strutturato su due settimane, di cui una da sei giorni e una da cinque, ecco le nostre undici idee per la merenda:


1) Panino con affettato
2) Pane e Nutella (o Dulce de Leche, che i miei figli pochissimo globalizzati chiamano Crema di Kinder).
 Per entrambi compro i panini tondi piccini, quelli che di solito si imbottiscono per le feste, dalla fornaia sotto casa che mi garantisce di impastare tutto partendo dalla farina, senza far ricorso a preparati pre-surgelati come di solito fanno i forni del supermercato. In questo modo posso comprare tutto il pane, tagliarlo, imbottirlo e surgelarlo.


3) Focaccia e Parmigiano
4) Focaccia e Polpetta
 Per la focaccia vedi la fornaia-pusher del punto precedente. Per il Parmigiano siamo clienti fedelissimi del Parmareggio Snack. Le polpette invece le faccio io, con la solita ricetta-base di pane vecchio ammollato nel latte, polpa di manzo, parmigiano, uovo, pan grattato. Se promettete di non svelarlo al Pituffo vi svelo che sostituisco parte del pane ammollato nel latte con una zucchina frullata.


5) Erbazzone
 Dicesi Erbazzone la torta salata tipica reggiana col ripieno di bietole. La trovate, a marchio Righi, nel reparto surgelati dei migliori supermercati, ed è esattamente lo stesso prodotto che si trova nelle gastronomie locali. Fonti ottimamente informate mi garantiscono che è perfettamente possibile, nè particolarmente rischioso, cuocerlo, porzionarlo e surgelarlo.
Io però, che ho le mie pippe, surgelo quello fatto dalla fornaia-pusher con gli ingredienti freschi.
Se il tuo supermarket non ce l'ha e il mio forno non ti è pratico, ti linko qui una ricetta. Ma siccome ogni regione ha la sua torta salata, non vedo perchè non surgelare direttamente la tua.


6) Pizza
 Ovviamente la mia fornaia fa anche quella, ma io surgelo la mia, di cui onestamente non ho ancora trovato un valido concorrente. Faccio l'impasto con la macchina del pane, ma mi è capitato di farlo anche col frullatore, lasciandolo a lievitare tutta la notte. Forse era anche meglio.
 Naturalmente la ricetta non ha niente di speciale nè di segreto :-D
Ingredienti per la pasta (nell'ordine in cui vanno inseriti nella MdP)
300ml di acqua
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaino di sale
2 cucchiai abbondanti di olio extravergine d'oliva (più ne metti più viene buona più però ingrassi. Vedi tu!)
500 grammi di farina
1 busta di livito mastro fornaio.
Inserire il tutto nella macchina del pane e scegliere il programma impasto, o nell'impastatrice finchè non è una palla e poi lasciar lievitare il più a lungo possibile. Oppure impastare a mano. So per certo che qualcuno lo fa, ma non chiedermi niente perchè al solo pensiero di toccare il ploccio di acqua e farina mi viene lo schifo, sorry :-D
Accendere il forno a 250°
Dividere in due (in tre se usi le teglie monopizza rotonde) la palla che si ottiene, stendere la metà su una teglia da pizza rivestita di carta da forno utilizzando un sottile velo di farina come antiaderente. Nessun grasso in questa fase! L'olio tutto nell'impasto!
Condire e infornare. Tempo e posizione nel forno dipendono ahimè dal singolo forno, bisogna che fai i tuoi esperimenti. Per il condimento io uso l'inventasughi Mutti e il formaggio Edamer ridotto in striscioline con la grattugia a buchi grandi. So che non è niente di convenzionale, ma a noi piace cosi' e quindi.


7) Hot Dog
8) Rotolo di Panino
 Potresti domandarti perchè, già che faccio l'impasto con la macchina del pane, io mi rivolga per il pane della merenda alla fornaia di fiducia. E' presto detto: il mio pane, per quanto buonissimo, è drammaticamente bricioloso e mollicoso: affettato crea tramezzini assolutamente instabili, e infornato a parte diventa una mappazza immasticabile. Ovviamente per incapacità mia, ma che ci vuoi fare.
L'unico compromesso è infornare dei panini già imbottiti. Parto quindi dall'impasto della pizza, ne prelevo una minuscola quantità, la stendo il più possibile, e poi:

a) Spalmo con un cucchiaino di Inventasugo, appoggio sopra un wurstel, lo avvolgo nella pasta e fisso la giuntura con una scaglietta di Edamer che sciogliendosi farà da colla.

b) Copro il formaggio con uno strato di scaglie di Edamer e uno strato prosciutto cotto, arrotolo il tutto su sè stesso e fisso il tutto con la mitica scaglietta di Edamer.
In entrambi i casi, inforno a 200 gradi per una ventina di minuti nel mio forno, o finchè la pasta non ha l'aria di esser cotta.



9) Muffin Prosciutto e Piselli
Ricetta presa da GialloZafferano , non aggiungo altro. Consistenza un po' grassa, alla lunga noioso. Consiglio di tenere i muffin piccoli e di non riproporli troppo spesso, perchè il rischio-noia qui è veramente alto.




10) Sablè al parmigiano di Ale
Lo dico onestamente: ci sono un tot di cose che farei volentieri con Alessandro Borghese (o che avrei fatto prima che si imbolsisse in questo modo), e cucinare è verso la fine della lista. Ciononostante, una delle ricette che ha presentato, una sola, è semplicemente perfetta, come formato e come ingredienti, per le nostre esigenze merendesche. Eccola qui.



11) Tortina della Nonnina
Unica concessione al dolce, volendo escludere il pane e nutella. A mio figlio piace, a me piace fare la pastafrolla e ho giusto quelle sei formine da tortino monodose che non ricordo perchè le avessi comprate, milioni di anni prima di immaginare di riuscire un giorno a cucinare... e insomma, ne approfitto. Ovviamente, anche qui abbiamo una variante. Sopra, al posto dei pinoli, ci mettiamo le gocce di cioccolato. Vi metto la ricetta di gz così andate sul sicuro :-D


... e la frutta?
Si lo so che speravate che me ne fossi scordata. In realtà, laddove preparare la parte solida della merenda è in ogni caso un simpatico esercizio di cucina in miniatura, l'asino casca sulla frutta.
Hai voglia dire "dagli la frutta all'intervallo": la frutta è, nei fatti, l'alimento meno adatto ad essere consumato vicino ai quaderni di scuola. Perchè sbrodola, e perchè molto spesso richiede di essere sbucciata sul momento.

Ecco perchè mi libero subito del peso di elencare la soluzione che sulla carta è la più ovvia e nella realtà è incasinatissima da proporre:

1) La frutta di stagione sbucciata, affettata, cosparsa di acqua e limone e servita in pratici contenitori dotati di pratici stecchini.
A parte che mio figlio con gli stecchini ci si infilza, il succo di limone me lo vomita e il pratico contenitore me lo smarrisce, garantisco che pur di non sbucciare la frutta sono disposta ad andare all'alba nel banco freschi del supermercato dietro la scuola e prendergli un pratico bicchierone di macedonia prelavata, presbucciata e simpaticamente cosparsa di conservante probabilmente velenoso ma quantomeno inodore. Fine della faccenda. Ora ripartiamo in ordine di praticità.



2-3-4) Le polpine di frutta in brick succhiabile.
Io spero che al loro inventore abbiano dato un Nobel. Non sono solo pratiche e prive di conservanti, hanno anche una presentazione che le rende divertenti per i bambini. Se non ci fosse il problema della noia del pupo, fornirei solo queste per l'eternità. Invece me le gioco solo tre volte, una per ogni gusto.


5) La banana
Ovviamente, servita nel praticissimo Portabanana che evita che il prezioso frutto si spetasci sui libri. Trattasi in effetti dell'unico rischio con l'unico frutto veramente adatto alla fruizione scolastica. Certo, non è propriamente il frutto più ricco di fibra e vitamine, ma non si può stare a guardare tutto.




6) La mela
Anche la mela è un frutto pratico per la scuola, se non fosse per due dettagliucci:
1) Posso mandare a scuola esclusivamente meline piccolissime che trovo solo (e nemmeno sempre) dal fruttivendolo sotto casa perchè la classica Golden è troppo lunga da finire. 
2) Quando al Pituffo hanno iniziato a dondolare i denti davanti, ha iniziato a dargli un fastidio infinito azzannare la mela. Come dargli torto.

7) I chicchi d'uva
Il vantaggio è che cambiando varietà e colore a seconda della stagione, li si trova praticamente tutto l'anno.
Lo svantaggio è che il Pituffo puntualmente mi smarrisce il contenitore. Vabè che costano poco, ma sai che palle andarli a ricomprare, e soprattutto trovare un posto a quelli grandi che non si smarriscono mai,

8-9-10-11) Fragole, mirtilli, lamponi e more
Oltre al difettuccio di costare sempre troppo, in alcuni casi hanno l'antipatico vizio di collassare dopo pochissimo tempo trascorso fuori dal frigorifero. E soprattutto macchiano le dita, e da lì i quaderni. Però piacciono tanto ai bambini, e pare facciano tanto bene!

Detto questo, io chiudo la rubrica e vado a fare la cena. Laddove voi, ne sono certa, per reazione state ordinando una scorta annuale di Kinder Brioss. E fate solo bene!!!!!!


lunedì 3 settembre 2012

Back to school /2: questioni di etichetta


(o: dopo il ricamo del sacchetto del Nido, un altro buon motivo per scegliere un nome sufficientemente corto per il bambino che hai nella pancia!)

 
Ai miei tempi non si doveva etichettare il materiale scolastico.
Ai miei tempi il materiale scolastico semplicemente non lo si smarriva, se non in casi drammaticamente eccezionali, le cui conseguenze facevano di te una persona accorta ed accurata per il resto della tua carriera scolastica.
Certo, capitava che portavi a scuola una cosa particolarmente carina o particolarmente nuova, e quella cosa misteriosamente spariva. Ma quello capita anche adesso, e non c'è etichetta col nome che ti protegga dalla disonestà altrui.
 
Infatti la mia prima motivazione all'etichettatura del materiale scolastico non è "perchè le maestre lo chiedono" ma bensì "perchè mi aiuta ad educare mio figlio".
Nello specifico, la regola da noi è: se su un qualcosa non c'è il tuo nome, questo qualcosa va restituito al proprietario o alla maestra.
Dopo aver conosciuto cinquenni in grado di mentire guardandomi negli occhi affermando che un giocattolo di mio figlio era in realtà loro, ho stabilito che nessuna globalizzazione del contenuto degli astucci mi impedirà di rendere chiara ai miei figli la differenza tra acquisto ed usucapione.

In ogni caso, onde evitare di illudere alcunchì, preciseremo da subito che l'etichettatura non garantisce in alcun modo che il materiale torni a casa. Ottimo motivo per farla in modo preciso e difficile da rimuovere, tanto per far pentire chi dovesse tentare di appropriarsene indebitamente ;-)

La seconda motivazione, però, è che anche volendo non potrei esimermi dall'etichettare l'universo, perchè lo chiedono le maestre.

Le quali immagino lo chiedano per evitare ogni genere di imbarazzi con riferimento alle "appropriazioni indebite" di cui sopra (anche se sarebbe veramente da pulciosi andare a fare certe accuse a bambini coinvolgendo le maestre, ma la scuola elementare serve anche a scoprire quanto insospettabilmente pulciosa possa essere certa gente).

Ma lo chiedono anche perchè sembra che il seienne medio si imbarazzi da morire quando si tratta di ammettere che la forza di gravità esiste e si applica al contenuto del suo banco. Ci hanno narrato di scene da panico totale, di bambini disperati in lacrime che non trovavano più la gomma ma si rifiutavano di controllare se su quella sotto la loro sedia ci fosse il loro nome.
Di cimiteri di cancelleria sparsi sul pavimento e nessun bambino disposto ad ammettere che qualcosa mancasse dal suo banco.

Insomma, l'etichetta non garantirà che l'oggetto torni a casa, ma quantomeno ci permetterà, quando andremo in classe per le riunioni o i colloqui con le maestre, di provare a recuperare qualcosa dal mucchio sulla cattedra. Meglio che niente.

Nel frattempo, faremo il nostro possibile per apprezzare la dimensione sociale dell'etichettatura, che si realizza nella ricerca mattutina della mamma a cui consegnare le matite che tuo figlio da tre giorni non trova il coraggio di restituire all'amichetto. Così, oltre a sperare che anche l'amico abbia qualcosa per noi e semplicemente si vergogni a darcelo, avremo l'opportunità di fare due chiacchiere e scambiarci impressioni ed esperienze con le colleghe mamme.

Quest'ultimo punto mi ha permesso, tra l'altro, di sbirciare come sono stati etichettati i materiali degli altri bambini. Per una volta in vita mia, rafforzando la mia autostima ad un punto tale da lanciarmi addirittra in un tutorial, io che per forma mentis non credo alle soluzioni preconfezionate.
 
Allora cominciamo.
 
Principi base:
  • L'etichetta deve essere apposta in un punto visibile dell'oggetto, ma lontano dal punto in cui l'oggetto stesso viene impugnato.
  • L'etichetta deve essere apposta su un supporto resistente ed indelebile, nell'improbabile eventualità che una matita rimanga con noi abbastanza a lungo da vederne sbiadire l'etichetta.
  • Quando gli oggetti hanno un cappuccio rimovibile, è opportuno etichettare anche quello.
 
Le tecniche.
 
La più semplice: Il pennarello indelebile a punta fine. Io uso questo, proprio nella misura S che indica la punta finissima.

 
Vantaggi: permette di scrivere direttamente sugli oggetti.
Svantaggi: Funziona solo sugli oggetti chiari.
 
Indispensabile per:
- Matite con già predisposto lo spazio per il nome.
- Matite "ecologiche" col fusto color legno. Consiglio di scriverci anche il nome del colore, dato che capirlo dalla punta è un incubo.
- Astuccio, zainetto, scarpe da ginnastica.
- Etichette interne di felpe e cappellini.
- Gomme da cancellare (direttamente sulla gomma).

Il risultato è circa questo:

 

 
La più universale: la micro-etichetta
 
A seconda che tu preferisca miniare o ritagliare, puoi acquistare una confezione di micro-etichette adesive e scrivere mille volte il nome di tuo figlio, o stamparti una tabellina con Excel e ritagliarle.
Siccome ho una grafia discreta ma manco totalmente di manualità, ho scelto il male minore optando per le etichettine adesive. Ho scelto queste qui sotto: sono cosi' minuscole che devo scriverci dentro in diagonale.
 



Ma l'utilizzo è semplicissimo: stacchi un'etichetta, la apponi nel punto più opportuno e la fissi con un giro di scotch trasparente che la proteggerà dalle ditate di merenda, oltre ad impedirle di staccarsi. Naturalmente, quando sarà necessario, rifilerai lo scotch con le forbicine da unghie in modo da non lasciare appigli per strappare o mordicchiare il tutto, vanificando il tuo lavoro.


 
Lavoro che è già sufficientemente massacrante quando ti illudi che sia un'una-tantum da svolgere alla vigilia del primo giorno di scuola.
 
Quando mi sono accorta che in realtà ogni rientro da scuola mi avrebbe portato il suo carico di matite da sostituire previa etichettatura, mi sono ricordata di possedere uno strumento preziosissimo:



Settando il carattere al minimo ho riempito una riga di nomi e poi ho stampato un buon numero di striscioline. In questo modo risparmio un po' di nastro, considerando che l'etichettatrice ha preimpostati dei margini enormi intorno all'etichetta.
 
A questo punto basta ritagliare i francobollini, staccare il film adesivo con unghie doverosamente affilate e procedere come sopra. Attenzione: credo sia doveroso segnalare che i nastri di ricambio di questa etichettatrice costano un botto. Però il risultato finale è questo:

(mi scuso per la pulciosità delle foto, scattate in fretta e furia con la webcam senza nemmeno trovare sempre il tempo di ribaltarle).

Tutto qui: niente di particolarmente complicato, niente a cui non poteste arrivare da sole senza queste foto. Solo una mostruosissima rottura di palle prescolastica :-D

Concludo facendovi vedere l'applicazione a oggetti-meno-ovvi-della-matita :)

Il che svela inesorabilmente che ho le mani in condizioni pietose. Eviterò di aggiungere alla mia vergogna il dettaglio che la Pulce sta ancora guardando i cartoni, laddove domani sarà il suo primo giorno d'asilo... che vergogna. Altrochè star qui a sfoggiare le etichette, che peraltro devo fare da capo col materiale dell'anno prossimo. Gosh. Spero almeno di esservi stata utile.